Roberto Baggio

Attaccante o Trequartista dotado di una tecnica sopraffina, eccelleva soprattutto nel dribbling. Baggio era un giocatore astuto ed esplosivo, quasi inarrestabile quando partiva palla al piede. Specialista dei calci piazzati e in possesso di un innato fiuto per il gol, oltre di un'ottima visione del campo e di un tiro potente e preciso.



Carriera

1982-1990: Vicenza e Fiorentina
 Dopo aver iniziato nella squadra del suo paese, all'età di 15 anni si trasferisce al Vicenza, in Serie C1. Con la squadra veneta dimostra di essere già un fuoriclasse, mettendo a segno con la primavera 46 gol in 48 partite. L'ottimo risultato gli permetterà di debuttare in prima squadra nel 1983. Nella stagione 1984/85 mette a segno 12 gol in 29 partite, consentendo alla sua squadra la risalita in Serie B. In una delle ultime partite di campionato, contro il Rimini allenato da Arrigo Sacchi, subisce un grave infortunio al ginocchio destro, il primo di una lunga serie, che lo costringe ad un lunghissimo periodo di assenza dai campi di gioco.

La Fiorentina, che lo aveva già ingaggiato prima dell'infortunio, avrebbe potuto recedere dal contratto, ma Piercesare Baretti decide di credere nel suo recupero. Dopo due anni di calvario, esordisce in Serie A il 21 settembre 1986, ed il suo primo gol nella massima divisione arriva su punizione il 10 maggio 1987 contro il Napoli di Maradona, che proprio in quel giorno festeggiava il primo scudetto della sua storia (la partita finì 1-1).

Nella stagione successiva si presenta a San Siro segnando (seconda giornata, Milan-Fiorentina 0-2): l'Italia scopre così il grande talento del ventenne Baggio.

Negli anni seguenti è protagonista di primo piano nel panorama calcistico italiano: i suoi numeri, la sua classe ed i tanti gol incantano, la Fiorentina naviga nelle zone medio-alte della classifica e raggiunge una finale di Coppa UEFA nel 1990, persa poi contro la Juventus. Alla fine dell'anno riceve il "Trofeo Bravo", premio assegnato dalla rivista Guerin Sportivo al miglior giovane under 23 partecipante alle coppe europee, unico ma importante riconoscimento personale vinto con la Fiorentina.

Nel 1988 è convocato per la prima volta in Nazionale, in occasione del match del 16 novembre contro l'Olanda, nella gara amichevole organizzata in ricorrenza del 90º anniversario dell'istituzione della FIGC. In azzurro segnerà complessivamente 27 gol in 56 partite.

Rimane a Firenze fino al 1990, quando viene acquistato dalla Juventus per la cifra record, a quei tempi, di 18 miliardi di lire, dopo un'infinita giostra delle ipotesi durata tutta la stagione. La tifoseria viola, consapevole di perdere un giocatore ormai considerato da tutti un fuoriclasse assoluto, scende in piazza protestando contro la dirigenza ed il presidente Pontello. I disordini causeranno anche diversi feriti ed arriveranno fino a Coverciano, creando non pochi problemi al ritiro degli Azzurri in preparazione per i Mondiali. L'allora procuratore Antonio Caliendo ha in seguito narrato un fatto singolare in un articolo di giornale che è stato ripreso dal sito Firenze Viola: «Mi ricordo ancora la scena: quando Baggio passò dalla Fiorentina alla Juventus, in conferenza stampa, davanti ai giornalisti gli misero al collo la sciarpa bianconera e lui la gettò via. Fu un gesto imbarazzante. Io dissi che il ragazzo andava compreso: era come se avessero strappato un figlio alla madre. Ammetto che, quella volta, rimasi molto colpito anch'io.»

Baggio resterà per sempre legato a Firenze e ai colori viola, suscitando non pochi malumori tra i suoi nuovi tifosi. Oltre all'episodio della sciarpa rimane celebre il rifiuto di calciare un rigore durante un Fiorentina-Juventus (1-0) dell'aprile 1991, andando poi a salutare i suoi ex tifosi raccogliendo una sciarpa viola che gli era stata lanciata dagli spalti, in un'atmosfera surreale di applausi e fischi.



1990-1995: Juventus
Dopo i mondiali italiani, inizia la sua storia con la Juventus, che durerà cinque anni (78 i gol segnati in campionato con la maglia bianconera). Sono gli anni della consacrazione a livello mondiale, che lo vedono vincitore con i colori bianconeri di uno scudetto, una Coppa Italia ed una Coppa Uefa.

Viene premiato nel 1993 con il Pallone d'Oro e con il Premio "FIFA World Player".

Il primo anno con la Juve di Gigi Maifredi non è però dei più felici e la stampa lo accusa di essere incostante e di non saper essere un leader per la squadra. A fine campionato la Juve resta fuori dalle posizioni UEFA.

L'anno successivo sulla panchina della Juve torna Trapattoni ed ai suoi ordini matura e prende per mano la squadra fino a diventarne capitano dalla stagione 92/93. Riesce così ad entrare nel cuore dei tifosi juventini a suon di gol e grandi giocate, nonostante quelli fossero anni avari di successi per la Vecchia Signora. In quel periodo infatti imperversa il Milan di Capello ma, nonostante questo, si toglie in Europa le soddisfazioni che non riesce a togliersi in campionato e nella stagione 1992/93 segna 21 gol in campionato e trascina la Juventus alla conquista della Coppa UEFA.

Memorabili le perle regalate ai tifosi bianconeri in semifinale contro il Paris Saint Germain ed in finale al Borussia Dortmund, battuto all'andata in Germania per 3-1 ed a Torino per 3-0. Tra semifinali e finali realizza 5 gol e la strepitosa annata gli vale il Pallone d'Oro ed il Premio FIFA World Player. L'anno successivo la Juventus insegue ancora il successo in Europa, visto il solito dominio del Milan in campionato, ma viene eliminata ai quarti di finale di Coppa UEFA dal Cagliari e chiude seconda in Campionato, nella stagione che precede i Mondiali americani.



1995-1998: lo scudetto con Juventus, la crisi con il Milan e la stagione al Bologna [modifica] Dopo il mondiale americano la stagione sembra iniziare bene, con un buono stato di forma e diversi gol. Il 27 novembre 1994 nella partita Padova-Juventus (1-2), segna uno splendido gol ma poi si infortuna al ginocchio destro. La società decide di non farlo sottoporre ad una operazione e rientra in campo dopo quasi cinque mesi, segnando comunque gol decisivi per la conquista dello scudetto e della Coppa Italia. Il periodo di assenza dal terreno di gioco favorisce l'esplosione del giovane talento Alessandro Del Piero, sul quale la dirigenza bianconera sceglie di puntare, e viene ceduto al Milan (sebbene in un primo momento sembrasse destinato all'Inter) nell'estate del 1995, nonostante il parere contrario dei tifosi.

Con il Milan, allenato quell'anno da Fabio Capello, vince subito lo scudetto, il secondo consecutivo per lui ma, tuttavia, le discussioni sul suo vero ruolo (punta, mezzapunta, rifinitore…) e sulla compatibilità con Dejan Savićević si sprecano, nonostante mostri invece un'ottima intesa sia con il montenegrino che con George Weah.

Parte titolare in quasi tutte le partite ed assume anche il ruolo di primo rigorista della squadra, ma viene puntualmente sostituito dal tecnico di Pieris, che non lo ritiene in grado di giocare per tutti e 90 i minuti.

Non viene convocato da Sacchi per gli Europei del 1996, poi finiti in maniera infausta per la squadra italiana.

Nella stagione successiva sulla panchina del Milan arriva l'allenatore uruguagio Oscar Washington Tabarez, che subito dichiara di voler puntare su di lui e l'asso africano George Weah per l'attacco della squadra. Parte infatti titolare nelle prime partite stagionali, esordendo anche in UEFA Champions League nel match casalingo contro il Porto, ma la crisi di risultati della squadra lo rilega in panchina, venendo sostituito in campo dal compagno Marco Simone.

Tabarez viene infine esonerato ed al suo posto la società chiama l'ex tecnico Arrigo Sacchi, con il quale non è in buoni rapporti dopo il Mondiale americano e la situazione non cambia: oltre ad essere sostituito come rigorista da Demetrio Albertini viene anche relegato nel ruolo di riserva del francese Christophe Dugarry.

In rossonero non trova più spazio e, sebbene nelle rare occasioni in cui viene impiegato riesca a lasciare il segno (vedi la partita di ritorno col Cagliari, pareggiata grazie ad un suo assist, o il derby di ritorno, perso per 3 a 1, ma con Roby autore di un bellissimo gol) non riesce a far cambiare idea al tecnico. Tuttavia, il 30 aprile 1997 ritrova la convocazione in Nazionale segnando uno splendido gol nella partita giocata al San Paolo di Napoli contro la Polonia valida per le qualificazioni ai Mondiali 1998.

L'estate 1997 si presenta al raduno milanista con l'intenzione di restare ma il rientrante Fabio Capello non mostra alcuna fiducia in lui. La nuova gestione tecnica lo convince così ad abbandonare il Milan.

Avendo bisogno di giocare con continuità per guadagnarsi un posto fra i 22 che prenderanno parte ai Mondiali francesi, tagliato il celebre "codino" decide di ripartire con una nuova vita, dopo aver raggiunto un accordo di massima col Parma, vanificato all'ultimo momento dall'intercessione negativa dell'allenatore Carlo Ancelotti, sceglie Bologna. Sarà la stagione del record di marcature per lui, con ben 22 gol segnati in 30 partite, tanto da meritarsi la fiducia del nuovo ct della nazionale Cesare Maldini e la convocazione per i Mondiali del 1998.

Sebbene la parentesi bolognese rappresenti la sua rinascita calcistica, che lo vede autore di prestazioni e gol indimenticabili, tanto da far ricredere alcuni addetti ai lavori che lo avevano ampiamente criticato giudicandolo finito, anche in questa stagione si verificano alcune incomprensioni con l'allenatore di turno, Renzo Ulivieri, tanto che lascia il ritiro della squadra quando il tecnico gli comunica che non avrebbe giocato dall'inizio nella partita con la Juventus.

Nella sua biografia, pubblicata poco prima dei mondiali del 2002, accusa Ulivieri di essere invidioso della sua fama, in quanto la stampa attribuiva le vittorie del Bologna al suo talento, mettendo in ombra il lavoro dell'allenatore.



1998-2000: Inter  Dopo i Mondiali, il richiamo dei grandi palcoscenici lo convince ad accettare l'offerta di un grande club. Così, in quella stessa estate, si trasferisce all'Inter, la squadra del cuore quando era bambino, fresca vincitrice della Coppa Uefa e grande favorita in tutte le competizioni, guidata da Gigi Simoni.

È una delle annate più controverse della squadra, tormentata da infortuni celebri (su tutti Ronaldo) e caratterizzata da numerosi cambi d'allenatore (dopo Simoni, arrivano Lucescu, Hodgson e Castellini) che gli impediscono di esprimersi al meglio. Unica grande soddisfazione della stagione, la splendida doppietta realizzata in Champions League il 25 novembre 1998 contro il Real Madrid campione in carica, nei minuti finali della gara.

Nella seconda stagione arriva Marcello Lippi, che lo utilizza col contagocce. Come al solito riesce a sfruttare al meglio i pochi spezzoni di partita che gli vengono concessi mettendo a segno gol importanti in Campionato ed in Coppa Italia. Polemizza apertamente contro Lippi e smentisce pubblicamente le voci infondate sui suoi presunti guai fisici, precisando che viene spesso tenuto fuori per scelte personali. Nella partita con il Verona del 23 gennaio 2000, l'Inter perde 1-0 e Lippi, non avendo altri attaccanti a disposizione, si vede "costretto" a farlo entrare: di tutta risposta, regala l'assist per il pareggio e segna il gol del 2-1 ed a fine partita si presenta dai giornalisti con un cappellino con una polemica scritta in spagnolo: «Matame, si no te sirvo» («Uccidimi se non ti servo»).

A fine stagione, scaduti i due anni di contratto, si congeda dall'Inter nel migliore dei modi e chiude tutte le polemiche lasciando parlare il campo: con una storica doppietta nello spareggio contro il Parma del 23 maggio 2000, due perle che regalano ai neroazzurri l'ammissione ai preliminari di Champions League. La grande prestazione contro il Parma è considerata tra i capolavori della sua carriera, anche per le conseguenze connesse: aveva spiegato che sarebbe rimasto all'Inter soltanto nel caso di un addio di Marcello Lippi ma, dal canto suo, Moratti aveva spiegato che Lippi sarebbe rimasto solo in caso di qualificazione in Champions League quindi, segnando quella doppietta, di fatto segna la propria esclusione dalla squadra neroazzurra.

Nonostante i soliti sprazzi di classe, paga la poca continuità concessagli durante la stagione, ed il CT della Nazionale Dino Zoff, nonostante la solita mobilitazione popolare, lo lascia fuori dalla lista dei 22 convocati per gli Europei in Belgio e Olanda.



2000-2004: Brescia
Mancata la convocazione in nazionale, decide di ritornare in una squadra provinciale, trasferendosi al Brescia sotto la guida di Carlo Mazzone, di cui diviene il capitano. Rifiuta le offerte di grosse squadre come Arsenal e Real Madrid, ma l'intenzione di restare in Italia ha una motivazione ben specifica: partecipare ai Mondiali del 2002.

Durante la stagione 2000/01 smentisce ancora una volta coloro che lo davano per finito e conduce la sua squadra ad una insperata qualificazione alla Coppa Intertoto, nella quale i lombardi riescono a raggiungere la finale, poi persa contro il Paris Saint-Germain, nonostante un suo gol su rigore nella gara di ritorno che consente di pareggiare ma non di passare il turno. Durante la stagione, nel girone di ritorno, il 1º aprile 2001 in Juventus-Brescia segna uno dei gol più belli: Pirlo lo lancia con un preciso passaggio da centrocampo e lui salta Van der Sar con un delizioso stop a seguire per poi insaccare a porta vuota, fissando il punteggio sul definitivo 1-1, risultato che allontanerà la Juventus dal vertice della classifica, guidata fino alla fine dalla Roma.

Anche all'estero gli addetti ai lavori notano il suo rendimento straordinario e, nonostante non partecipi con il proprio club alle coppe europee e non venga più convocato in nazionale da anni, viene inserito fra i 50 pretendenti per il Pallone d'Oro 2001, giungendo venticinquesimo nella classifica finale, un risultato di rilievo per un giocatore privo della vetrina internazionale.

La stagione decisiva (2001/02) inizia nel migliore dei modi ed addirittura si ritrova capocannoniere con 8 gol dopo 9 giornate. Purtroppo la solita sfortuna interrompe il momento d'oro e, dopo una prima lesione al ginocchio avvenuta a causa di un contrasto duro con Antonio Marasco del Venezia in campionato, si fa male anche con il Parma in Coppa Italia. Stavolta la diagnosi è tremenda: rottura del legamento crociato anteriore e lesione del menisco interno del ginocchio sinistro. Viene operato in Francia e, con una grandissima determinazione, riesce a rientrare in campo a 76 giorni dal giorno dell'infortunio (un record per il tipo d'infortunio subito, non solo per il calcio, ma per tutti gli sport), a tre giornate dalla fine del campionato. Nella partita del rientro, in casa della Fiorentina, segna un gol dopo appena due minuti dal suo ingresso in campo, raddoppiando poco dopo, e le reti vengono accolte da calorosi applausi anche da parte della tifoseria Viola. Nella penultima di campionato riesce a salvare ancora una volta il Brescia dalla retrocessione con un gol decisivo contro il Bologna. La stagione si conclude con un bottino di undici gol segnati in dodici partite, ma tutto questo non basta per convincere commissario tecnico della Nazionale Giovanni Trapattoni a convocarlo, ritenendolo non completamente ristabilito dall'infortunio.

Nelle due stagioni successive continua a giocare nel Brescia e, soprattutto con i suoi gol, fa raggiungere alla squadra la qualificazione per l'Intertoto, ed il 14 marzo 2004, durante il match contro il Parma, mette a segno il suo duecentesimo goal in Serie A (a fine stagione raggiungerà quota 205), soglia raggiunta solo da quattro altri "mostri sacri" del campionato italiano: Silvio Piola, Gunnar Nordahl, Giuseppe Meazza e José Altafini.

Quanto fosse determinante il suo apporto, sebbene a fine carriera, per il Brescia è dimostrato indirettamente da una semplice constatazione: gli anni di Baggio coincidono con il periodo di più lunga permanenza del Brescia in Serie A (5 stagioni) ed alla fine della stagione 2004-2005, successiva al suo ritiro, il Brescia, privo della sua guida ispirata, retrocederà in Serie B. Nella propria storia la squadra lombarda non è mai riuscita a raggiungere la salvezza in serie A, eccetto i quattro anni in cui Baggio ha militato nelle sue fila.

Disputa l'ultima partita della sua lunga carriera a San Siro il 16 maggio 2004 in Milan-Brescia 4-2, ultima giornata della stagione 2003/04. Alla sua uscita, cinque minuti prima dalla fine dell'incontro, viene abbracciato da Paolo Maldini e tutto lo stadio si alza in piedi per tributargli un lungo applauso.

Al termine della stagione, il Brescia in suo onore ritira la maglia numero 10, da lui indossata per quattro stagioni. Per un pubblico di certo non abituato a grandi campioni come lui, l'avvento di Baggio e soprattutto le sue gesta in quei quattro anni rimangono ricordi indelebili, sia per quanto riguarda il campione in campo, sia la persona al di fuori dallo stadio.



Nazionale

Italia 1990
Dopo una convocazione con la rappresentativa Undere-21 nel 1987 che non lo vede prò scendere in campo, esordisce con la maglia della Nazionale maggiore il 16 novembre 1988 contro l'Olanda. Due anni dopo viene convocato dall'allora commissario tecnico della nazionale Azeglio Vicini per la Coppa del Mondo Italia '90 durante la quale gioca con il numero 15. Sono le notti magiche nel segno di Totò Schillaci.

Nelle prime due partite viene lasciato in panchina da Vicini ma, appena chiamato in causa, non delude ed alla sua prima apparizione nella sfida con la Cecoslovacchia mette a segno un gol memorabile, considerato il più bello del Mondiale, partendo da metà campo e dribblando mezza squadra avversaria. Così nelle successive partite viene schierato titolare al fianco di Schillaci anche se, nella decisiva semifinale di Napoli contro l'Argentina, l'allenatore punta su un poco convincente Vialli, ed entra in campo al posto di Giannini solo al 73' sfiorando il gol su punizione e segnando il suo tiro dal dischetto nella sfortunata serie di rigori che premia l'Argentina, dopo gli errori di Donadoni e Serena.

Nella finale per il terzo posto, disputata a Bari, contro l'Inghilterra, mette a segno un altro gol dopo aver astutamente rubato la palla al portiere inglese Peter Shilton. La partita finisce 2-1 per gli azzurri che si aggiudicano così il terzo posto nel Mondiale casalingo. Da segnalare, nella medesima partita, la sua altruistica scelta di far tirare il calcio di rigore decisivo a Schillaci, in modo da permettergli di vincere la classifica dei marcatori del torneo con 6 gol.



USA 1994
Durante la stagione 1993-1994, fatica ad entrare in forma a causa di piccoli ma fastidiosi acciacchi, eppure il CT italiano Arrigo Sacchi, fa di tutto per recuperarlo fisicamente e psicologicamente, considerandolo "un patrimonio del calcio italiano".

Gli incontri di preparazione ai Mondiali non vanno nel migliore dei modi: sconfitta 1-0 a Napoli con la Francia, e vittoria per 1-0 contro la Svizzera. Inoltre, Arrigo Sacchi, dopo la rinuncia di Roberto Mancini all'azzurro, non sembra aver preso una decisione definitiva né su un preciso modulo di gioco né su una formazione-tipo. Solo Baggio ed alcuni giocatori del Milan (Baresi, Maldini, Costacurta, Donadoni) sembrano titolari inamovibili.

Italia-Irlanda: l'Italia affronta la prima partita con lo schema tattico 4-4-2, nonostante durante tutti gli incontri preparatori Sacchi l'avesse schierata con il 4-3-3. Tenta qualche assist in favore di Signori ma nel complesso la sua partita è piuttosto anonima e l'Italia disputa il peggior match del Mondiale. L'Irlanda si impone 1-0, con gol di Houghton che all'11º del primo tempo beffa Pagliuca con un pallonetto. Oltre alla mancanza di gioco, anche la sua poco convincente prestazione preoccupa i tifosi.

Italia-Norvegia: nel secondo incontro l'Italia non può più sbagliare, deve battere la Norvegia se vuole sperare di qualificarsi agli ottavi. Questa volta, tutto sembra andare per il meglio: L'Italia incomincia la partita con il piglio giusto e lui sembra ispirato.

Tuttavia, in occasione della prima azione norvegese, Pagliuca viene espulso dopo avere toccato il pallone con le mani uscendo oltre l'area di rigore per fermare un avversario lanciato a rete. L'Italia si ritrova in 10 ed un giocatore deve uscire per far posto al secondo portiere Luca Marchegiani: Sacchi, fra lo stupore generale, decide di far uscire proprio lui. Famose le immagini televisive nelle quali si vedono i suoi gesti e la sua espressione e soprattutto il suo labiale «Ma questo è pazzo!». L'episodio segna l'origine del travagliato rapporto futuro tra i due ma, tuttavia, la sostituzione, pur tra polemiche, risulterà indovinata.

L'Italia, ad ogni modo, al termine di un incontro molto tirato, riesce a vincere per 1-0, con un gol di testa di Dino Baggio su assist di un ispirattissimo Giuseppe Signori.

Italia-Messico: in occasione del terzo incontro, Italia e Messico pareggiano 1-1 (gol di Massaro per l'Italia e Bernal per il Messico), ma lui sembra l'ombra di se stesso. L'Italia si qualifica agli ottavi solo grazie al ripescaggio come una delle migliori terze classificate nei gironi. Agli ottavi ci si aspetta di affrontare l'Argentina di Batistuta e di Maradona, ma gli argentini (privati del "pibe de oro", sospeso per doping) perdono contro la Bulgaria. È così la Nigeria a classificarsi prima del suo gruppo e ad affrontare l'Italia.

Italia-Nigeria: a Boston la Nigeria, campione d'Africa in carica, passa in vantaggio al 26' con un gol di Amunike, dopo una carambola in area. L'Italia è costretta a vincere e gioca una prima frazione accettabile, nei limiti consentiti dalle proibitive condizioni climatiche (per esigenze televisive le partite si disputano nel primo pomeriggio di una torrida estate americana). La Nigeria si limita a controllare e, verso la metà del secondo tempo, l'Italia sembra essere fisicamente provata. Inoltre, l'arbitro messicano Brizio Carter espelle incredibilmente Gianfranco Zola, entrato da appena da 10 minuti, per un fallo che il giocatore del Parma non ha in realtà commesso.

A due minuti dalla fine, emulando Paolo Rossi in occasione del Mondiale dell'82, riceve un pallone sul limite dell'area da Roberto Mussi e lascia partire un tiro rasoterra ed angolato che entra alla destra di Rufai, passando fra una selva di gambe e portando l'Italia al pareggio.

Nel primo tempo supplementare Benarrivo lanciato da uno spettacolare passaggio di Baggio, subisce un fallo in area e l'arbitro fischia il calcio di rigore. Spiazza il portiere e segna con l'aiuto del palo. L'Italia vince 2-1. Il giorno dopo, la Gazzetta dello Sport intitola: ITALIA: BAGGIOOOOOOOOOOO!!! In 10 contro 11, l'Italia batte arbitro e Nigeria.

Italia-Spagna: nei quarti di finale l'Italia supera la Spagna ancora per 2-1 con i gol di Dino e Roberto Baggio che segna quasi allo scadere un gol straordinario: Nicola Berti lancia con precisione Beppe Signori, il quale lancia subito per il numero 10 che, involatosi verso l'area spagnola, aggira danzando sul pallone l'uscita di Zubizarreta e tira in porta da posizione impossibile vanificando il recupero alla disperata di un difensore spagnolo.

Italia-Bulgaria: in semifinale, l'Italia batte la Bulgaria di Stoichkov ancora per 2-1, grazie alla sua straordinaria doppietta.

Il primo gol è un altro numero d'alta scuola: ricevuta la palla da Donadoni, si accentra dal vertice sinistro dell'area di rigore e, dopo aver saltato un avversario, batte il portiere con un tiro a giro che si infila vicino al secondo palo. Il secondo gol, quinto del "Pallone d'Oro" nella rassegna iridata, arriva grazie ad un preciso diagonale su lancio millimetrico di Albertini, che entra a fil di palo alla destra del portiere bulgaro Mihailov.

Nel finale di gara rimane vittima di un infortunio muscolare, complici il caldo e la fatica.

Italia-Brasile: si gioca contro il Brasile allo stadio Rose Bowl di Pasadena, sobborgo di Los Angeles, sotto il solito torrido sole. Arrigo Sacchi decide per l'occasione di rischiare sia il capitano Franco Baresi, rientrante dopo l'operazione al menisco, sia il Codino, che non ha recuperato a pieno dopo lo stiramento nella precedente partita.

Nonostante nel primo tempo esibisca una prestazione di alto livello, paga l'infortunio e, pur rendendosi pericoloso dalle parti del portiere verdeoro Claudio Taffarel, non riesce ad essere decisivo come nelle partite precedenti, sforzando stoicamente la gamba malconcia. Il match, difficile e teso, rimane bloccato sullo 0-0 sino alla fine dei tempi supplementari.

I rigori danno la vittoria ai sudamericani per 3-2, con l'ultimo rigore sbagliato proprio da Baggio, che manda alto sopra la traversa, dopo gli errori di Franco Baresi e Daniele Massaro. Sarà il suo sguardo attonito dopo l'errore dal dischetto, l'immagine emblematica della sconfitta azzurra.



Francia 1998 e termine della carriera in Nazionale [modifica] Il Mondiale di Francia '98 vivrà tutto sul "dualismo" con Del Piero. Cesare Maldini preferisce infatti puntare sul più giovane attaccante juventino, seppur rientrante da un infortunio rimediato nel finale di stagione, contro il Real Madrid nell'ultimo atto della Champions League.

Con Del Piero ancora convalescente, parte titolare in attacco al fianco di Christian Vieri contro il Cile nella prima partita e dimostra subito di essere uno dei giocatori più in forma tra gli Azzurri: inventa l'assist per il gol di Vieri, si procura e segna il rigore che riporta l'Italia sul pari dopo la rimonta cilena. Memorabile è l'esultanza, quasi liberatoria, dopo il centro dal dischetto, quattro anni dopo quell'infausto rigore che aveva tolto all'Italia il titolo mondiale. Nella seconda partita , vinta 3-0 contro il Camerun, sforna l'assist su calcio d'angolo per il primo gol di Di Biagio e gli annullano un goal per fuorigioco, ma la sua prestazione appare meno brillante rispetto alla gara d'esordio, complici anche alcuni ruvidi interventi a suo carico da parte dei difensori africani e si consuma la prima "staffetta" con Alex Del Piero. Da qui in avanti Maldini lancia definitivamente "Pinturicchio", confinandolo in panchina nelle partite successive e concedendogli solo alcuni spezzoni di fine gara. Tutto ciò crea un mare di polemiche coi tifosi italiani che invece lo sostengono. Contro l'Austria entra nel secondo tempo e crea un ottimo dualismo con Filippo Inzaghi. Infatti Roberto segna su assit di Pippo firmando il momentaneo 2-0. Poi a tempo scaduto, Baggio contraccambia fornendo un assist ad Inzaghi dopo aver superato con agilità due difensori austriaci, ma l'intervento di un altro difensore negherà il gol all'attaccante allora in forza alla Juventus.

Nella partita degli ottavi contro la Norvegia non scende in campo nonostante si sia scaldato per un periodo di tempo della partita. L'eliminazione dell'Italia arriva ai quarti di finale, per mano della Francia, futura Campione del Mondo, ancora una volta ai rigori. Entrato nel corso della partita al posto di un evanescente Alessandro del Piero, offre notevoli giocate e nell'epilogo ai calci di rigore fa il suo dovere segnando il primo tiro dagli 11 metri. Il rimpianto per l'eliminazione è aumentato dallo scampolo di partita concessogli da Maldini infatti, oltre a giocare molto bene, nel secondo tempo supplementare inventa l'unica azione degli Azzurri veramente pericolosa con uno splendido destro al volo che finisce di un niente fuori alla destra di un Barthez ormai battuto.

Grazie alle due marcature di questo mondiale raggiunge il record appartenente a Paolo Rossi a quota 9 gol (il record verrà poi raggiunto anche da Bobo Vieri durante i mondiali del 2002) nella classifica dei bomber italiani ai mondiali e diventa l'unico giocatore italiano ad aver segnato in tre mondiali diversi. Record tuttora imbattuto.

Il 28 aprile 2004 a Genova gioca, a 37 anni, per l'ultima volta in Nazionale, grazie alla convocazione-tributo da parte del ct Trapattoni in occasione di una partita amichevole contro la Spagna (fino a quel momento soltanto Silvio Piola era stato celebrato in questo modo). La partita, terminata 1 a 1, è ricca di suoi numeri e l'affetto degli sportivi italiani è espresso da ovazioni continue ogni qualvolta tocca palla e da una standing ovation quando viene sostituito negli ultimi minuti da Miccoli.

Per via dell'altissimo livello delle sue prestazioni, l'opinione pubblica e la stampa spingono per vederlo in campo prima alle Olimpiadi ed ai seguenti Europei del 2004, ma quella di Genova resterà la sua ultima apparizione in azzurro.

Nonostante i suoi successi ai Mondiali non è mai stato convocato ad un Europeo.



Dopo il ritiro
  Dopo essersi ritirato dall'attività agonistica, si è preso un lungo periodo di riposo e riflessione. È proprietario di una azienda agricola in Argentina nella quale si reca spesso per trascorrere dei periodi di relax e per praticare la caccia, uno dei suoi hobby preferiti. Tuttavia, nel corso del 2005 ha dichiarato di voler rientrare nel mondo del calcio in un prossimo futuro, non come allenatore di club ma come dirigente in qualche società.

Recentemente, il suo nome è stato da più parti accostato ad un possibile ruolo dirigenziale all'interno della Juventus, in particolare per quanto riguarda la carica di vice-presidente, successivamente allo scandalo esploso nelle fasi finali del campionato 2005/06. Il presidente dell'Inter Massimo Moratti ha inoltre dichiarato che gli affiderebbe volentieri il ruolo di allenatore delle giovanili nerazzurre.[2]

Nel corso del 2006, sebbene lontano dall'attività agonistica da oltre due anni, ha ricevuto un'offerta per tornare in campo con la squadra australiana del Sydney FC e dall'ex allenatore del Livorno Carlo Mazzone. Precedentemente si era parlato di un interessamento del Boca Juniors, che voleva ingaggiare un numero 10 di fama mondiale nell'anno del suo centenario