La Juventus

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Curiosità

La Juventus è stata la squadra a fornire più calciatori italiani alla nazionale italiana

Formazione



1

Buffon
Gianluigi

28 gennaio 1978

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13

Manninger
Alexander

4 giugno 1977

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12

Chimenti
Antonio

30 giugno 1970

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14

Andrade
Jorge

9 aprile 1978

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3

Chiellini
Giorgio

14 agosto 1984

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29

De Ceglie Paolo

17 settembre 1986

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21

Grygera
Zdenek

14 maggio 1980

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15

Knezevic Dario

20 aprile 1982

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33

Legrottaglie
Nicola

20 ottobre 1976

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4

Mellberg Olof

3 settembre 1977

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28

Molinaro
Cristian

30 luglio 1983

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5

Zebina
Jonathan

19 Luglio 1978

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16

Camoranesi
Mauro German

4 ottobre 1976

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27

Ekdal
Albin

28 luglio 1989

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20

Giovinco
Sebastian

26 gennaio 1987

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32

Marchionni
Marco

22 luglio 1980

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19

Marchisio
Claudio

19 gennaio 1986

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11

Nedved
Pavel

30 agosto 1972

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18

Poulsen
Cristian

28 febbraio 1980

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7

Salihamidzic
Hasan

1 gennaio 1977

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22

Sissoko
Mohamed Lamine

22 gennaio 1985

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30

Cardoso Mendes
Tiago

2 maggio 1981

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6

Zanetti
Cristiano

14 aprile 1977

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8

Amauri

3 giugno 1980

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10

Del Piero
Alessandro

9 novembre 1974

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9

Iaquinta
Vincenzo

21 novembre 1979

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17

Trezeguet
David

15 ottobre 1977

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Storia della squadra

Il 1º novembre 1897 nacque a Torino lo Sport Club Juventus grazie all'idea di alcuni studenti del Liceo Classico "Massimo D'Azeglio", che erano soliti ritrovarsi su una panchina oggi custodita nell'attuale sede del club[14]. La prima maglia della squadra era rosa, con cravatta o papillon nero, e nel 1903 divenne bianconera[15].

Nel 1900, con il nome di Foot-Ball Club Juventus[16], la società si iscrive al suo primo campionato nazionale, ma è eliminata nel suo debutto dall'Foot-Ball Club Torinese[17].

Il suo primo titolo nazionale arrivò dopo cinque anni, giocando allo Velodromo Umberto I della capitale sabauda[2]. Il presidente societario era l'imprenditore svizzero Alfred Dick, che però, dopo alcune accese discussioni di spogliatoio, decise di lasciare la Juventus, e fondò, assieme ad un gruppo di soci dissidenti, il Foot-Ball Club Torino[18], segnando così l'origine della più antica rivalità del calcio italiano e l'inizio di una serie di problemi finanziari ed, ulteriormente, sportivi che condussero alla squadra quasi alla retrocessione in Promozione nel 1913[19].

L'imprenditore Edoardo Agnelli, presidente della Juventus F.C. dal 1923 al 1935. Con la fine della Grande Guerra una Juventus rinata grazie ai suoi presidenti Giovanni Hess e Corrado Corradini, tra 1914 e 1920, migliorò il suo piazzamento in campionato fornendo anche alcuni giocatori alla Nazionale maggiore, tra loro il portiere Giovanni Giacone[20].

Il proprietario della FIAT Edoardo Agnelli assunse il controllo della società nel 1923 e nello stesso anno costruì un nuovo stadio per il club: lo Stadio di Corso Marsiglia, il primo impianto sportivo italiano ad essere stato realizzato interamente in cemento armato[2]. Poi, con l'arrivo del primo allenatore della storia del club, l'ungherese Jenő Károly, e giocatori del livello del suo connazionale Ferenc Hirzer e Carlo Bigatto I - il primo capitano della storia bianconera -, i bianconeri vincono il loro secondo tricolore nella stagione 1925/26[2]. Dopo l'istituzione del campionato a girone unico alla fine degli anni 1920, la Juventus, già rafforzata con giocatori del calibro di Giovanni Ferrari, gli oriundi Raimundo Orsi e Luis Monti e, sopratutto, il celebre trio difensivo Combi-Rosetta-Caligaris[21]; conquistò cinque scudetti consecutivi, primato italiano, dalla stagione 1930/31 alla stagione 1934/35, la maggior parte sotto la guida tecnica di Carlo Carcano[22], uno dei precursori del Metodo[2], ed arrivando per ben quattro anni consecutivi alle semifinali nella Coppa dell'Europa Centrale con una rosa composta da giocatori che hanno rapresentato il nucleo della Squadra Azzurra nelle vittorie nella Coppa Internazionale - antesignane dell'attuale campionato europeo di calcio[23] - e la Coppa del Mondo del 1934, in cui hanno partecipato nove giocatori del club[24]. Nel frattempo (1933) la squadra fa il suo ingresso allo Stadio Comunale (l'attuale Stadio Olimpico di Torino)[25].

La scomparsa del presidente bianconero Edoardo Agnelli nel 1935 rappresentò la fine del Quinquennio d'Oro, così, per il resto della decade e la maggior parte degli anni quaranta, dopo il secondo conflitto mondiale, la squadra bianconera non riuscì a riprendersi lo scudetto nonostante il supporto di calciatori come Alfredo Foni e Pietro Rava - medaglie d'oro ai Giochi Olimpici di Berlino -, dell'albanese Riza Lushta, Pietro Magni e di Teobaldo Depetrini, chi hanno vinto la Coppa Italia nel 1938 (per la prima volta, in concomitanza con il secondo titolo mondiale degli azzurri), e nel 1941/42[1].

Nel 1945 la denominazione Juventus-Cisitalia[26], presa dalla società due anni prima durante la Seconda Guerra Mondiale, fu mutata in Juventus Football Club[26]. L'avvocato Giovanni Agnelli ricoprì la carica di presidente del sodalizio torinese nel 1947 e, dopo una serie di riforme all'interno del club, i bianconeri, con giocatori del calibro di Carlo Parola e Giampiero Boniperti, aggiunsero altri due scudetti al loro palmarès nelle stagioni 1949/50 e 1951/52, il secondo dei quali guidati dall'inglese Jesse Carver.

Omar Sivori, John Charles e Giampiero Boniperti, il tridente d'attacco della Juventus alla fine della decade del cinquanta, conosciuto come il Trio Magico. Nel 1956 diviene presidente suo fratello Umberto Agnelli, fratello dell'Avvocato. Durante la sua carica nel club si aprì un nuovo ciclo di vittorie grazie al supporto del Trio Magico composto da Boniperti, il gallese John Charles e l'argentino di origine italiana Omar Sivori[27], primo calciatore militante nella massima divisione calcistica d'Italia riconosciuto come giocatore europeo dell’anno nel 1961. Fu nella stagione 1957/58 che la società bianconera ricevette per la prima volta la Stella d’Oro al Merito Sportivo dopo essersi aggiudicata per dieci volte il campionato nazionale[28]. La squadra bianconera anche vincerà i scudetti delle stagioni 1959/60 e 1960/61 ed anche due Coppe Italia nelle stagioni 1958/59 e 1959/60.

Nel resto del decennio la squadra bianconera vinse il campionato solo una volta, nella stagione 1966/67, sotto la giuda tecnica del paraguayano Heriberto Herrera, uno dei precursori in Italia del Movimiento, un schema tattico predecessore al calcio totale olandese che applicò nella cosidetta Juve Operaia.

Il 13 luglio 1971 l'ex simbolo bianconero Giampiero Boniperti diventò presidente del club. Sotto la guida tecnica dell’ex giocatore ceco Čestmír Vycpálek la Juventus conquistò lo scudetto nelle stagioni 1971/72 e 1972/73, arrivando alla sua prima finale in Coppa dei Campioni con giocatori del calibro di Roberto Bettega, Franco Causio e Giuseppe Furino. Con l'allenatore Carlo Parola vinse il campionato 1974/75 ed, ulteriormente, con l'ex calciatore Giovanni Trapattoni, quasi al debutto come allenatore, i bianconeri vinsero sei scudetti tra 1976 e 1986 per un totale di nove scudetti in quindici anni, recivendo la seconda Stella d'Oro al Merito Sportivo nel 1982 dopo il trionfo del suo ventesimo titolo nazionale. A livello internazionale, la Juventus conquistò tutti i campionati ufficiali per club, record mondiale[9]: una Coppa dei Campioni - nella sua seconda finale in tre stagioni -, una Coppa delle Coppe, una Coppa UEFA - l'unica vittoria internazionale di un organico composto interamente da calciatori italiani - una Supercoppa Europea ed una Coppa Intercontinentale tra 1977 e 1985 grazie a calciatori del livello del francese Michel Platini - tre volte consecutive eletto miglior calciatore europeo -, il polacco Zbigniew Boniek, il portiere Stefano Tacconi e il sammarinese Massimo Bonini; essendo inoltre la prima società a centrare in bacheca le tre principali competizioni europee per club[10], ricevendo dall'Unione delle Federazioni Calcistiche Europee la Targa UEFA (ing. The UEFA Plaque) nel 1987[10]. In quegli anni la Juventus si avvale di grandi campioni che rappresentavano in tale tempo l'ossatura della nazionale durante il ciclo d'Enzo Bearzot[29], tra i quali Dino Zoff, Gaetano Scirea, Antonio Cabrini e Paolo Rossi, Pallone d'Oro nel 1982, tutti vincitori della dodicesima edizione della Coppa del Mondo[29].

Festeggiamenti per il 15° scudetto allo Stadio Olimpico di Roma il 20 maggio 1973 dopo la vittoria della Juventus 2-1 contro la Roma. Fra il 1987 e il 1990, la Juventus attraversò una serie di stagioni non esaltanti dove non ha vinto il campionato. L'avvocato Vittorio Caissotti di Chiusano arrivò alla presidenza del club nel 1990, anno dell'inaugurazione dello Stadio delle Alpi. La squadra torinese, allenata dal ex-portiere Zoff, conquistò la Coppa Italia per l'ottava volta battendo in finale il Milan di Sacchi e la Coppa UEFA della stessa stagione. Nella stagione successiva Zoff lasciò il posto all'emergente allenatore Gianluigi Maifredi, il quale, nonostante l'arrivo di giocatori del calibro di Roberto Baggio (Pallone d'oro nel 1993), il brasiliano Júlio César, Paolo Di Canio e il tedesco Jürgen Kohler, portò la squadra al settimo posto in campionato.

Con il ritorno di Trapattoni, la Juventus vinse la sua terza Coppa UEFA nel 1993 con una squadra che comprendeva, tra gli altri, il tedesco Andreas Möller, Gianluca Vialli ed Antonio Conte[30].

Marcello Lippi divenne l'allenatore della Juventus all'inizio della stagione 1994/95. La sua prima annata al timone della squadra fu di buon esito, riuscendo a far riconquistare ai bianconeri lo scudetto che mancava in bacheca da nove anni. Si annoveravano tra le fila del club giocatori quali Ciro Ferrara, Gianluca Vialli, il francese Didier Deschamps e un allora giovane Alessandro Del Piero. La conquista dello storico double Scudetto-Coppa Italia, il secondo nella storia del club dopo quello della stagione 1959/60, e la partecipazione in finale di Coppa UEFA nella stessa stagione hanno stati il preambolo ad un nuovo ciclo di trionfi in cui i bianconeri vinsero una Champions League e, rafforzati con giocatori del livello di Zinédine Zidane (giocatore europeo dell'anno 1998), l'uruguayano Paolo Montero, l'olandese Edgar Davids e Filippo Inzaghi, si aggiudicarono altre due titoli nazionali, due Supercoppe italiane, una Supercoppa europea ed una Coppa Intercontinentale (attuale Mondiale per club FIFA), arrivando ecluso ad altre due finali consecutive nella principale manifestazione europea fino al 1998. Nella stagione 1999/2000, sotto la guida di Carlo Ancelotti, i bianconeri vinsero la Coppa Intertoto dell'UEFA[9] e hanno raggiunto due secondi posti consecutivi nei campionati 1999/2000 e 2000/01.

Marcello Lippi, allenatore della Juventus dal 1995 al 1999 e dal 2002 al 2004. Lippi fece ritorno al club nel 2002 e con lui arrivano giocatori di rilievo come Gianluigi Buffon, ceco Pavel Nedvěd il francese Lilian Thuram ed il franco-argentino David Trézéguet, le cui prestazioni risultarono fondamentali per la vittoria dei due scudetti e due Supercoppe italiane nelle stagioni 2001/02 e 2002/03 - quest'ultimo fu l'quinto in nove stagioni - ed arrivando per la settima volta in finale di Champions League, quarta in otto anni, nell'ultima stagione citata.

Il 28 maggio 2004 arriva sulla panchina bianconera Fabio Capello, ex centrocampista degli anni settanta al posto di Marcello Lippi, chi invece fu chiamato ad allenare la futura Nazionale campione del mondo. Con lui in panchina arrivano al capoluogo piemontese calciatori del calibro del brasiliano Emerson, Fabio Cannavaro, il francese Patrick Vieira ed il svedese Zlatan Ibrahimović e la Juventus ottiene due primi posti al termine dei campionati 2004/05, ulteriomente revocato, e 2005/06, in séguito assegnato d'ufficio all'Inter.

Quell'ultima stagione è stato segnata dalla retrocessione in Serie B della compagine bianconera, la prima nella storia della società, con 9 punti di penalizzazione come conseguenza del comportamento antisportivo (art. 1 del regolamento) accertato nel terzo grado di giudizio dalle sentenze nell'ambito dello scandalo definito Calciopoli ma la squadra, con un nuovo CdA al mando dal dirigente aziendale Giovanni Cobolli Gigli, ritorna nella massima serie nella stagione 2007/08, dove, sotto la guida dell'allenatore romano Claudio Ranieri, finì l'ultima stagione al terzo posto della classifica e, quindi, guadagnandosi l'accesso in agosto 2008 alla Champions League dopo due anni di assenza.