Giacinto Facchetti

Iniziò la carriera nella squadra di calcio del suo paese natale, la Trevigliese, nel ruolo di attaccante. Venne scoperto da Helenio Herrera che lo portò all'Inter per il finale di stagione 1960-1961, trasformandolo in terzino. Il cambio di ruolo fu la chiave di volta per la carriera di Facchetti, che si affermò come uno dei più importanti difensori della storia del calcio italiano. Il suo esordio in Serie A avvenne il 21 maggio del 1961, in un Roma-Inter conclusosi con la vittoria dei nerazzurri per due a zero. Nonostante il giovane Facchetti non avesse disputato un buon incontro, l'allenatore Herrera lo incoraggiò con una dichiarazione che successivamente si rivelò di buon auspicio per il calciatore:

« Questo ragazzo sarà una colonna fondamentale della mia Inter. »(Helenio Herrera)
 Facchetti divenne uno dei cardini della cosiddetta "Grande Inter" che si aggiudicò la Coppa dei Campioni nel 1964 e nel 1965 e il campionato italiano nel 1963, 1965, 1966 e 1971. Con la squadra nerazzurra vinse anche due Coppe Intercontinentali ed una Coppa Italia. Abile marcatore e discreto incursore d'area (con l'Inter in 634 partite realizzò 75 gol: fu nel 1965-66 il primo difensore italiano a segnare 10 reti in un campionato) fu il primo terzino fluidificante della storia del calcio il primo a scattare sulla fascia per crossare, il terzino bergamasco nella sua carriera fu sempre fedele all'Inter diventandone una delle bandiere storiche. Verso la fine della carriera venne schierato anche come libero. Come giocatore si rivelò fondamentalmente corretto in campo: venne espulso solo una volta nell'arco di tutta la sua carriera, per proteste.

In Nazionale, Facchetti esordì il 27 marzo 1963 in un incontro valido per la qualificazione all'Europeo dell'anno successivo disputato ad Istanbul contro la Turchia (vinse l'Italia 1-0). Da allora disputò un totale di 94 match con gli azzurri, record superato solo da Dino Zoff, Paolo Maldini e Fabio Cannavaro. Vinse da capitano gli Europei del 1968 e arrivò secondo dopo la storica vittoria per 4-3 sulla Germania Ovest ai Mondiali di Messico 1970.

Come capitano della nazionale Giacinto Facchetti è stato anche protagonista di un romanzo. A lui è infatti ispirato ispirato il personaggio chiamato Giacinto in "Azzurro tenebra", indimenticabile romanzo di Giovanni Arpino, dedicato all'avventura della nazionale italiana ai mondiali di calcio tedeschi del 1974.



Carriera da dirigente
Lo stesso anno in cui Facchetti diede addio al calcio ebbe l'opportunità di fare il dirigente accompagnatore dell'Italia durante i Mondiali argentini del '78.

Dopo esser divenuto rappresentante all'estero per l'Inter, divenne Vicepresidente dell'Atalanta, per poi tornare dai nerazzurri di Milano durante la presidenza di Massimo Moratti col il ruolo di Direttore Generale. Divenne Vicepresidente dopo la morte di Giuseppe Prisco e, infine, Presidente il 19 gennaio 2004, dopo le dimissioni di Massimo Moratti.

Da Presidente dell'Inter, ha vinto 2 Coppe Italia, 2 Supercoppe italiane di calcio e 1 scudetto, sempre con l'Inter. L'Ultimo acquisto presentato da lui e stato Luis Figo. L'ultimo riconoscimento tributatogli è stato il Golden Foot, premio assegnatogli qualche giorno prima della sua morte, come uno dei più grandi calciatori di sempre assieme a Raymond Kopa, Alcides Ghiggia, Zico e Ferenc Puskás.



La scomparsa
La Curva Nord di San Siro nel derby del 28 ottobre 2006 dedica un vessillo alla memoria di Facchetti Da alcuni mesi malato di tumore al pancreas, Facchetti si è spento a Milano il 4 settembre 2006. Le esequie, celebrate nella chiesa di S. Ambrogio a Milano dal Vescovo di Lodi Giuseppe Merisi, conterraneo di Facchetti, hanno visto la presenza di molte autorità sportive e politiche e di gente comune. In onore di Giacinto Facchetti l'Inter ha deciso di ritirare la maglia numero 3.

In sua memoria, e in particolare in memoria dei grandi valori morali che ha espresso per tutta la sua vita, la Lega Nazionale Professionisti ha intitolato il Campionato Primavera "Trofeo Giacinto Facchetti", e La Gazzetta dello Sport ha istituito il premio "Il bello del calcio", per promuovere e premiare i comportamenti all'insegna della correttezza e dei valori. La prima edizione è stata vinta da Julio González, ex giocatore del Vicenza.

Gli sono state dedicate in Italia diverse vie nelle più svariate città, ma la prima "Via Giacinto Facchetti" ad essere inaugurata alla presenza della moglie Giovanna e del figlio Gianfelice è sorta in un paesino delle Marche, Monte San Vito: non a caso è la via che porta allo stadio, una via percorsa da centinaia di ragazzini che proprio da un emblema della correttezza sportiva come lui potranno trarre un esempio prezioso.

Al Festival del Cinema di Venezia 2007 è stato proiettato un documentario realizzato da Alberto D'Onofrio per Rai Educational, quest'ultimo doveva essere trasmesso il 4 settembre nel 1°anniversario della morte in seconda serata su Raidue, ma per dei motivi di palinsesto è stato spostato alle ore otto dello stesso giorno su Raitre, la Rai allora lo ritrasmetterà nello spazio Tv7, su Raiuno.

Questa è la lettera di Massimo Moratti a Giacinto Facchetti [2]

« Caro Cipe, non sono riuscito a dirti quello che volevo, per paura di farti capire che il tempo era inesorabile e la malattia terribile. Scusami, ma credo che ti debba ringraziare soprattutto per la pazienza che hai sempre avuto con me. Per i tuoi occhi che sorridevano, fino alla fine, ai miei entusiasmi o all’ironia con cui cercavo di superare insieme a te momenti difficili. Pochi giorni fa, pochissimi, mi parlavi con un filo di voce - e con l’espressione di chi ti vuole bene - dell’Inter, proiettando il tuo pensiero in un futuro che andava oltre le nostre povere, ignoranti, possibilità umane. Qualche mese fa ti chiedevo un po’ scherzando un po’ sul serio come mai non riuscivamo ad avere un arbitro amico, tanto da sentirci almeno una volta protetti, e tu, con uno sguardo fra il dolce e il severo, mi rispondesti che questa cosa non potevo chiedertela, non ne eri capace. Fantastico. Non ne era capace la tua grande dignità, non ne era capace la tua naturale onestà, la sportività intatta dal primo giorno che entrasti nell’Inter, con Herrera che ti chiamò Cipelletti, sbagliandosi, e da allora, tutti noi ti chiamiamo Cipe. Dolce, intelligente, coraggioso, riservato, lontano da ogni reazione volgare.

Grazie ancora di aver onorato l’Inter, e con lei tutti noi. » (Massimo Moratti)